lunedì 28 febbraio 2011

TRARETE - UNA PAROLA UNA POESIA # 7

TRARETE

Internet mangiami, io ti mangio;
sotto i portici dei resoconti sono solo
con tutte le tue doppie vu
ad ascoltarti finalmente mentre batto.

Ridi o piangi è sempre uguale
quanto porno mi trasfondi se digito
six sex sax, lo strumento di Lucifera;
va bene anche mettere la lettera minuscola.

Tutti possono essere tutto se passi tu:
quanti col mio nome sono pöëtï!
Quanti e quali fatti accadono

nel tuo tubo che mi fumo
e mi sballo ad annusarti quando gridi.
Mi faccio lo scontrino da solo se compro un’idea.

domenica 20 febbraio 2011

COPERTO - UNA PAROLA UNA POESIA # 6

COPERTO

D’inverno dal freddo
d’estate dal sole,
il conto,
tegame,
forchetti coltelle cameriere,
dalla coperta,
alla scoperta...

Nelle stanze di Vitruvio
ho incontrato un pavone
di quattro colori
ma non aveva ancora fatto l’allaccio per il telefono.

A novembre dalla pioggia,
a marzo dal vento.

lunedì 14 febbraio 2011

SSSH - UNA PAROLA UNA POESIA # 5

SSSH

¹

Non voglio che anche questa giornata
finisca.

Vi è mai capitato di spengnere
la lucie anziché accenderla
in una stanzza in cui
siete appena entratï?

¹ Il silenzio poetico è simbolo già di per sé metonimico di una frustrazione poetica che coagula in sé in modo empatico sia la capacità musicale di pauseggiare il discorso melodico anche se spesso di per sé già privo di note sia il nulla.

mercoledì 9 febbraio 2011

Il Presidente è Dio – Senza titulo Special#3

«Salve, collega. Sì, sono anch’io un Signore speciale. Beh, senza falsa modestia, sono un cantante di successo, in lingua nostrana e in lingua straniera; sono agente immobiliare, possiedo diversi condominî e ville, me la cavo con le fideiussioni, le finanziarie, le lobbies e i finanziamenti, quando li ricevo da banche di famigghia; ho qualche televisione… no, non quelle che hanno tutti, possiedo proprio le televisioni, cioè gli studî dove si registra e le antenne per trasmettere e tutto; ho qualche giornale, qualche rivista (non sia stupido, stavolta), mi muovo bene anche nel campo dell’editoria, insomma; qualche assicurazione, che nella vita, a una certa età, lei capirà, non si sa mai; ho preso anche qualcosa dalla grande distribuzione, quei magazzini, quei centri commerciali… sono ottimi affari; poi mi è sempre piaciuto il calcio, ed alla fin fine ho pensato “perché la mia squadra non gioca come dico io? ora me la compro” e l’ho portata sul tetto del mondo; vedesse che gioco, che fluidità… beh, le dirò la verità: tutto ciò l’ho fatto per i miei figghi, per la mia famigghia; d’accordo, la famigghia è allargata, non ho solo figghi e moglie, ma ho tante mogli, qualche confratello e pochi, intimi, amici di amici; ma, sa, bisogna sempre trovare un modo per andare avanti», disse S.

E D. rispose:«Io non le elenco le mie proprietà per questioni di tempo, ma le posso dire che possiede anche qualcos’altro: ha un posto riservato all’Inferno»

«Guardi, Signore, non potremmo trovare un accordo? Ho una partita di giovinette proveniente dalla Romania, fresche fresche…»


Vi consiglio caldamente il monologo di Roberto Benigni presente nello spettacolo TuttoBenigni95/96.



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EQUILIBRIO - UNA PAROLA UNA POESIA # 4

EQUILIBRIO

Ti amo ¾ più di ieri:
sarà il caldo che dilata i solidi,
ma anche quando la brina si distende
sulla carreggiata non riesco a frenare.

Non posso far tacere gli alberi
né squadrare il cielo…

Lo so: ormai
non mi impegno più di tanto;
quello che mi mancò non fu il petrolio
o il lume ad olio,
ma il riconoscimento
ufficiale culturale istituzionale accademico,
e neanche questo (forse) se non vedessi
le scimmie monche (the monkey)
sculettare il ventre davanti al sultano,
che poi, a pensarci bene,
non è che vorrei essere al loro posto:

vorrei non esistesse la sedia.

giovedì 3 febbraio 2011

Medio – Senza titulo Special#2

Sedeva, o meglio si mimetizzava. Non un suono, non una mosca. Moglie e figli archiviati dalla suocera, pizza a scaldare in forno e familiare di Birroni in freezer. L’ultimo acquisto: megaschermo Full H3D, cinquantaquattro e più pollici, effetto Triple Dolby Reality Surround Vose 8.2, e quel divano… Ikea Stümmmunground, collo 7829/bis, soli 1.899,00 €. A rate.
Ma la parabola… la parabola è l’orecchio sul mondo. Parabola è un termine che rimanda ad una sfera spirituale, contiene in sé qualcosa di sacro. Quel divano, quel tv, quell’impianto sonoro… tutto acquisiva un senso aprendo una semplice finestra sul mondo. Si fanculizzasse lo stümmerda e il resto, senza la parabola. La (omissis) aveva la prima semifinale di Champions dopo trentotto anni. Chi aveva bisogno di figli, mogli, lavoro e hobbies, quando c’era la parabola? Che peccato averla scoperta solo in età così avanzata, la parabola. Durante una carrellata negli spogliatoi, l’operatore urtò il portiere avversario, quella saracinesca di due metri per due; inavvertitamente, certo, ma aprendogli un sopracciglio. Prima ancora del fischio d’inizio, la (omissis) era già in vantaggio grazie al forfait del miglior portiere al mondo. Bene così.
Dopo un primo tempo ricco di emozioni e tre 66 di Birroni, l’atmosfera si fece incandescente. Tra lo sgomento della cronista (come gli calzava a pennello quel latex nero! con un po’ d’attenzione e il benestare del regista, le si potevano vedere chiaramente i nippli turgidi) e lo sdegno dell’esperto, gli ultras avversari invasero il campo e picchiarono anche il secondo portiere; reo, probabilmente, di quello strano autogoal. Gli sbirri entrarono duramente sugli ultras, mentre il tapin numero uno scattava sulla fascia e si infilava nell’angolino degli spogliatoi. Al rientro, di fronte alla porta avversaria, tutt’attorno al lunotto dell’area di difesa, si schierò una dozzina di PlayMobil: la squadra dell’estatico spettatore (a corto di scorte di Birroni, oramai) segnò 18 cosiddette banfelle dopo che il terzo portiere si rifiutò di entrare in campo. Fuori casa.
Lo spettacolo del calcio, my love! è solo nel cielo.

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