lunedì 21 novembre 2011

I 100 MIGLIORI ALBUM DEL NUOVO MILLENNIO - n. 2: MEZMERIZE, System Of A Down

I 100 MIGLIORI ALBUM DEL NUOVO MILLENNIO - n. 2
MEZMERIZE, System Of A Down
Ecco la grande opera che rimane nella storia come marcatura dei tempi, testo inserito nelle dialettiche più varie, da quella sociologica e quindi fortemente storica, a quella artistica, che comprende in sé quindi l’aspetto prettamente musicale ma anche quello verbale e poetico, e infine semiotico. Quindi non opera a sé stante come segno dei tempi di cui non parla (ciò che accadrà al primo in questa classifica), ma conseguenza di tali fonti storiche, prodotto di una società analizzata da persona più sensibile, Pirandello e non Joyce, per quanto entrambi non possano che esistere nella loro epoca, perché Joyce sarebbe lo stesso Joyce con un altro linguaggio in un altro tempo, mentre Pirandello, e quindi i System Of A Down (d’ora in poi SOAD), sarebbe un “altro” in un altro tempo, fine analista sempre, ma con altri significati reconditi, che scaturiscono dalla società appena analizzata. È per questo che qui si predilige il misterioso n. 1 a Mezmerize, come si predilige Joyce a Pirandello; chi capovolge la classifica di quei due in base ai propri gusti o ad altri ragionamenti, capovolgerà qui il primo e il secondo posto.
Analizzare in maniera cruda la società, togliendo la maschera dell’ipocrisia: ne verrà fuori oggi la musica schizzata dei SOAD, nonostante dotti passatisti ci vorrebbero far credere che un quartetto d’archi sia l’unica penna possibile. «Benvenuti dalla parte del soldato» annuncia l’incipit, e si è tentati a concepire l’opera come descrizione bellica. Si sbaglia: BYOB certo ha lanciato l’inno «Perché mandano sempre i poveri?», col suo doppio «Perché i presidenti non combattono in guerra?», e sulla contraddizione descrittiva della guerra con il party borghese, raggiunge il suo apice semiotico. Ma proprio questo è il punto di partenza: la festa è possibile perché da qualche altra parte c’è la guerra, ed è ancor più goduta la prima da chi non si presenta alla seconda: «dove cazzo siete?» urla il povero a chi gli aveva detto «armiamoci e partite». A ciò si aggiunga il titolo B(ring)Y(our)O(wn)B(ombs), cioè «evitate di farci sprecare anche i soldi». Si capisce come questa ipocrisia non genera solo il soldato tout court, ma una massa che lotta in una guerra quotidiana non fatto solo di bombe. E tutto l’album è una rincorsa mozzafiato per scappare da motivi psicologici e motivi sociali, dalla vendetta di Revenga alla spettacolare Radio Video. I concetti che qui si vorrebbero esprimere per spiegare il sostrato socio-psicologico (che nulla, ma proprio nulla ha di ideologico) è riassunto in un magistrale libro che purtroppo non sarà mai datato, Le guerre mondiali di Mosse, storico sopraffino che descrive in quest’opera la condizione culturale che è stata imposta all’Europa di fine ‘800 per portarla a sviluppare i concetti di nazionalismo, di eroismo, di rivalsa, di vendetta nei confronti dello straniero. Quindi una tesi molto contraria a quel discutibile libello di Einstein e Freud Perché la guerra?, in cui i due studiosi rintracciano nell’animo umano la propensione a far guerra partendo dell’istinto della lotta; secondo il mio modesto parere, quei due grandi studiosi avrebbero fatto meglio a concentrarsi sui loro rispettivi campi di ricerca, piuttosto che sfociare nell’antropologia storica spicciola. Questo è quindi il basso continuo di Mezmerize, e da qui si può facilmente capire una canzone come Cigaro, in cui si fa a gara a che ce l’ha più grosso, come si fa a gara a chi ha la bomba atomica più grossa, in un gioco fanciullesco che coinvolge però tutta l’umanità.
Per concludere mi piacerebbe poter spiegare semplicemente perché Violent pornography è la più bella canzone del nuovo millennio, finora. Pensiamo al titolo: quale potrebbe essere un contrario? “Pacifico amore”, se non mi si obbliga a usare la parola “castità”. È quindi l’assunzione massima del male: non che la pornografia in quanto tale sia il male, che sarebbe fuori luogo e magari neanche vero secondo i SOAD; ma è male quel concetto di pornografia che spiega Umbero Eco, come assenza totale di una profondità filosofica, di una storia dilettosa, di qualcosa da dire. Che cos’è il male in un film porno? Il sesso? Forse no, forse c’è qualcos’altro: la trama, o meglio l’inesistenza della trama, la non-trama che dovrebbe giustifica gli atti sessuali che non hanno bisogno di spiegazione. Quando ciò diventa violento accade l’irreparabile: il nulla che comanda, l’inesistenza di una trama reale che giustifichi il male assurdo del mondo. Come dare forma a questo concetto? Tramite quattro parti musicali, divise in due punti di vista che fondano il proprio essere sul suono violento se il punto di vista è quello del pornografo, o sulla melodia se il punto di vista è quello della vittima; parti che fondano sul contrasto tra rumore ingombrante anche e soprattutto delle parole («everybody…fuck») VS la trovata melodica («it’s a violent…TV») tra l’altro stupenda. L’ambiguità del testo verbale, inoltre, è specificata nel ritornello con il paragone della pornografia alla televisione, cioè il vuoto che comanda. Tramite quest’espediente ci si ricollega quindi allo schifo che si vede in TV, ed è qui che il circolo pirandelliano si conclude in un’osmosi spettacolare tra microtesto (la canzone) e macrotesto (l’album). Ripercorriamolo al contrario: la TV è uno schifo e comanda → la tv è pornografia violenta → la pornografia se è violenta è il nulla che comanda → il nulla comanda cose folli → uno dei comandi folli è la guerra. «Can you say brainwashing?» dice la vittima quasi agonizzante: «riesci a dire, riesci a pronunciare l’espressione “lavaggio del cercello”?» E allora che aspetti a farlo?

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