martedì 4 ottobre 2011

Un Vasco Non-Ciclopedico

Non s’intende in questa sede considerare il Blasco un grande o un piccolo cantautore, un mostro in senso positivo o negativo della nostra scena musicale (benché – opinione personale – non sia possibile restare in vetta per decenni senza essere a pieno diritto nella Storia della Musica). La domanda, invece, è: cosa è successo tra Vasco e Nonciclopedia?
I fatti (per i pochi che ancora non li conoscano): nel 2010 qualcuno della Combriccola scopre che Nonciclopedia ha una pagina satirica dedicata al rocker di Zonca. L’avvocato di Vasco diffida i gestori del sito, perché considera offensive alcune frasi contenute nella voce a lui dedicata (es.: Vasco Rossi è un vecchio bavoso tossicomane che vende cocaina davanti alle scuole e deve la sua fama alla credulità di milioni di rimbambiti fatti e strafatti quanto e più di lui!). Va detto, per chi non avesse mai digitato Nonciclopedia nella sua vita, che qui si da per scontato che si sta scherzando. I gestori del sito, dunque, si offrono di togliere le parti che offendono il rocker, ma l’avvocato non risponde. Dopo un anno (2011), vengono convocati dalla Polizia Postale. Scatta dunque la protesta: Nonciclopedia chiude i battenti.
Ora, frasi come quella riportata poche righe più su possono essere o meno satiriche, possono essere o meno offensive. Ma a chi fanno male? Al Blasco? Sono lì da anni, e non hanno convinto un solo fan: chi ama Vasco lo farà ancora, chi lo odia, idem. Ho letto spesso Nonciclopedia: mi piaceva leggere le voci dedicate ai miei idoli e alle persone che non sopporto. Non avevo mai letto la pagina di Vasco. Trovavo cose che mi facevano ridere (Chef Guevara è anche ricordato per l'invenzione della salamella, cibo sacro ad ogni vero comunista), e cose che facevano ridere di meno. Tutto normale. Nulla di offensivo: se non ti piace, digita qualcos’altro.
La battaglia di Vasco (vero Ciclope, in questa occasione) contro l’inerme Nonciclopedia (è scritta da ragazzini di 15 anni!) ci può far comprendere come, quando un gigante inesperto scopre un mezzo potente come la Rete, possa perdere il senso del reale: Vasco ha sbagliato, su tutta la linea.
Inutile attaccare un gruppo di ragazzini innocenti. Inutile combattere una battaglia per la propria immagine, quando per tutta la tua carriera sei stato attaccato con armi ben più affilate, e hai sempre resistito, grazie soprattutto alla religiosa venerazione dei fan. Autolesionista, ora, passare per il censore, proprio colui il quale ha costruito la sua fortuna sul termine e sul concetto di libertà. Vasco subisce un sonoro autogol, la Rete perde uno spazio di satira. Per comprendere come l’ha presa la community, basta fare un giro sulla pagina di Nonciclopedia o, meglio ancora, cercare Vasco Rossi su Facebook: alle precedenti parole d’incoraggiamento, meritate da una star che si mette in piazza in un momento di debolezza, si sono sostituiti commenti di rabbia e attacchi personali.
«Forse è meglio lasciare stare,
non posso rischiare,
forse è meglio che mi rimetta a dormire»
Vasco Rossi, 1979 Io non so più cosa fare







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